Dopo tanto vagare la Mila ha finalmente trovato una casa!

mercoledì 14 settembre 2011

La Mila vacanza



Dato come postulato cartesiano che siamo stati tutti in vacanza,varrebbe la pena ,prima di lasciarsi alle spalle improbabili aperitivi in bottiglietta o l'ennesimo tentativo  di far andare di moda il trikini, fermarsi a riflettere su quanto accaduto.
 Per  un giorno,un pomeriggio o per un attimo, abbiamo sentito il bisogno di fare esperienze originali , lontane da un conformismo che in città ci insegue come un' Erinne, cercando di trovare per primi posti   contrassegnati da quei simboletti rossi (mai capito cosa fossero)che sulla guida Michelin indicano "luogo ameno".
 La crisi economica ha imposto una certa  austerità e quindi niente vacanze chiassose o intercontinentali ma semplici alberghi, ricavati in sperdute isole ex carceri penitenziarie dove ora si pratica la "Cateno -terapia". In deliziose cellette di isolamento senza cibo e alcun tipo di confort ,tranne ca va sans dire una presa per ricaricare l'Ipad,si sublima la nuova frontiera del detox.  Oppure case di pescatori, disagevoli per antonomasia, per ritrovare noi stessi e scoprire quanto non ci piacciamo, dove intorno non c'è assolutamente nulla tranne la pista di  atterraggio per l'elicottero del ricchissimo vicino che ci ricorda tanto la fermata dell' ottantuno sotto casa. Spiagge disabitate,impervie, dove arrivano solo gli svedesi o i bambini neozelandesi con le tute anti-sole al carbonio, pallidi come la luna ma fieri di aver capito, a tre anni, che lo schermo totale tanto decantato dalle nostre creme è una boiata pazzesca.Armata di borsa di paglia,bambina,e scarpa sbagliata, in balia delle onde senza le facoltà di una sirena , ho attraversato suggestive passerelle naturali per raggiungere insenature incollocabili nello spazio e nel tempo e  facendo  i conti con i miei limiti e l'assoluto rifiuto di prenotare un tutto compreso a Cesenatico solo per  poter raccontare  "c'eravamo solo noi e due finlandesi" (e di aggiungere mentalmente un vulgaris " E ti credo").
 La sera di ferragosto poi, giammai un trenino o cotillons ma una serata a tema "Jacques Brel".  Dress code: dolcevita nero e una depressione a scelta.Quattro ore gestite da uno chansonier al massimo di Ventimiglia, inesorabilmente torvo, intento a gestire uno sparuto gruppo  contrario per principio al trenino. Oppure un  concerto di Oboe sulle montagne,da raggiungere a piedi strafatti di Kapriol,dove la gravità del suono  provoca una slavina tale da immettere il pubblico in una situazione di allerta ambientale quasi a  sottolineare, anche in vacanza, il  senso di caducità della natura .In alternativa  cene in masserie dove tutto è di recupero, la cui punta di diamante sono delle scomodissime sedie a sdraio ricavate da cariole in disuso. Diconsi a   impatto zero,soprattutto quando il tuo fondoschiena sbatte  sulle chianche del pavimento ,di recupero ovvio, trovate  in una vecchia chiesetta abbandonata  nel Cilento "le abbiamo viste e abbiamo pensato che erano perfette per la casa in Puglia" .Quanto abbiano speso per  trasportarle  non lo sapremo mai.
Dopo aver degustato qualsiasi prodotto tipico in qualsiasi tipo di terrina  mi accingo a degustare il  solito caffè, al solito bar, nella solita tazzina di vetro che sarà il mio Caronte verso un anno pieno di quelle sicurezze,molto poco originali ,che mi fanno sentire  libera di asserire che parto sempre un pò per amare il mio ritorno.
Ed ecco qui che, contrariamente ad ogni aspettativa, anche io,ho un pensiero originale e finalmente contro tendenza.

P.S. Questo post è dedicato a tutte le persone che mi hanno ospitato durante le vacanze, consapevole  di quanto ,molto più dei fondali trasparenti o della sagra  della qualsiasi,sono loro che hanno  fatto la differenza.

lunedì 4 luglio 2011


Mercoledì 6 Luglio
Festival "Linea 35"
Parco del Santa Maria della Pietà/Ex Lavanderia
p.zza Santa Maria della Pietà, 5 - Roma (trionfale)

BOBOS di Eva Milella.
La Mila legge il blog!


lunedì 30 maggio 2011

La gaia urgenza

Ho visto la tua mostra e mi è piaciuta. Ora siamo qui, al rinfresco che il gallerista ha organizzato su una terrazza. Tutti dicono che c'è gente talmente bella "che non sembra di stare a Roma"anche se la vista a 360 sembra dire tutto il contrario.

Tu sei un artista emergente e io so che fai tutto questo perchè ci credi e perchè senti dentro di te qualcosa che sembra una pancreatite ma in realtà è l'urgenza di esprimerti.

Lo so, e ti capisco.

Ci incontriamo al buffet entrambi indecisi tra cotolette mignon alle noci di Macadamia e un aspic di frutti di mare e io, voglio dirtelo.

"Mi è piaciuta la tua mostra".

Silenzio.Gelo.

Bruckner. Sinfonia n.9 in re minore.

Mi guardi e con la faccia di un Torquemada della Roma bene mi chiedi: "Perchè?" e aggiungi "Cosa, ti è piaciuto?".

Inizio a sudare freddo, dovrei risponderti che visto che non mi ha fatto orrore di questi tempi mi sembra già una gran cosa, ma potrei trovarmi nella situazione di dover arginare una discussione sullo status quo dell'arte contemporanea .

Non sono pronta e non c'è abbastanza champagne.

Ma tu sei ancora lì ,pretendi una risposta e io non ho una scollatura abbastanza profonda da dissuaderti.

"Sicuramente mi sembri uno che segue le proprie urgenze e non risponde a una domanda artistica che viene posta solo per soddisfare un bisogno di commercializzazione e mercificazione dell'opera."

Mentre prendo il volo sulla mongolfiera dell'intellettualismo da opening, compaiono immagini zavorra nella mia testa che cercano di salvarmi riportandomi alla realtà.Lungomare di ladispoli,due nuore stanno discutendo animatamente su chi abbia più diritto alle prime due settimane d'agosto della casa di famiglia situata appena fuori dall'Aurelia. Tirano in ballo qualsisi acciacco o sfortuna capitata negli ultimi mesi e tengono in serbo la carta jolly "morte di caro parente".

Ecco piano piano, torno sulla terra.

Tu mi guardi e mi chiedi " Ma cosa ti è piaciuto,quale opera?".

Ansia. E se quelle che mia figlia ha definito cannucce fossero bastoni pregiatissimi raccolti facendo trekking nella valle di Markha?E se quelle ritratte non fossero scimmie ma la rappresentazione iconografica di qualche avo?E se quello che credo sia un fallo fosse effettivamente un fallo?La paura di sbagliare mi impedisce la scelta dell'opera. Come quando agli esami di maturità mi chiesero con che cosa l'ode "Al signor Mongolfier" di Vincenzo Monti avesse un assonanza e io non ebbi il coraggio,pur sapendolo,di dire:il futurismo.

"Mi è piaciuto soprattutto il processo per cui il materiale è la tesi e il concetto l'antitesi e l'opera la sintesi...mi è sembrato molto...Hegeliano...."

Le signore sul lungomare di ladispoli adesso stanno passando alle mani,nessuna molla la casa a ferragosto,i ragazzini c'hanno bisogno do iodio.

Continui a guardarmi (forse sei kantiano?) e mi chiedi "Si, ma quale opera ti compri?"

Imbarazzo.Mi sento come se avessi sbagliato un congiuntivo parlando con Devoto e Oli.

"No,non sono un collezionista, io sonoun'artistagiovanecometeche hacapitolatuaurgenzaevuolecondividerequestomomentoincuidavanti allamessainpubblicodelproprioimmaginariointimocisisenteunpòcome.... se qualcuno ti avesse tolto la coperta a gennaio....secondo me l'aspic comunque deve essere buonissimo"

"Ah, grazie".E te ne vai.

Menomale che le signore di Ladispoli mi riportano alla verità.Si stanno ormai tirando panini alla frittata che se so svegliate alle sei per preparare. La scena è orribile ma terribilmente efficace e aumenta in un crescendo consolatorio che vuole ricordarmi che siamo tutti un pò ridicoli chiusi nei nostri intellettualismi finchè un regista grida"stooooooop".

La mia zavorra era un film neorealista,cerco nel buffet tartine alla cicuta.


martedì 10 maggio 2011

Se ne dicon di parole A-M

Ci sono parole che ti aprono mondi e ci sono mondi chiusi in cui si usano sempre le stesse. Alcune provocano eczemi atopici solo a sentirle pronunciare.

A mio avviso le più pruriginose :



Attimino

Lo so, è facile e banale. E' la croce rossa dei neologismi.

Tutti lo odiano ma la sua estinzione è lentissima,purtroppo.Lo ritrovi in bocca a chi meno te l'aspetti come un soufflè a un crudista. La sua formulazione provoca fitte addominali come neanche un'appendicite sa fare. Solo le virgolette mimate con le dita possono eguagliarlo.


Buffet

Stare in piedi con la scioltezza di uno uno stoccafisso a cercare di capire come tagliare la lasagna senza far uscire qualcosa, che suppongo trattasi di besciamella, non mi piace.

Non mi piace quando non capisco se posso intervenire o meno in aiuto di qualcuno che si sta ustionando con una crocchetta mentre mi parla di espressionismo tedesco.

Non mi piace quando il vino è chiuso e si crea una cospirazione carbonara per capire chi si deve prendere la bega di chiedere l'apribottiglie al padrone di casa passando per l' etilomane di turno.E di solito a nessuno piacciono le patacche che vengono puntualmente lasciate da commensali erranti sulle tovaglie mentre i pathè,traghettati da tartine quasi sempre floscie,passano dal piatto alla camicia.


Contatto

Contatto coatto per la precisione.Il bacetto soprattutto.

Quanti te ne devo dare? due?tre alla francese?

Perchè nella maggiorparte dei casi si sbaglia e si crea un imbarazzo che si taglia con un macete.

Ipotesi:

1. si rimane appesi aspettando il secondo,

2. si sbaglia lato e si finisce con una nasata,

3. si fa la figura dei crinolinici e lo si da per finta

4. si fa la figura deglì emu e ci si da una zigomata.

Un momento che detesto e che colgo l'occasione per dichiarare pubblicamente che abolirei.


Dove come quando.

Dove andiamo? E' una domanda che inserita in un contesto di flanerie notturna indica,nella maggiorparte dei casi, un capolinea.

Chiedersi dove andare alle due di notte implica sempre fare i conti con un intimissimo sottotesto che vorrebbe dire :a casa.

Pochissime volte si ha un'idea geniale e in quei casi quasi mai si riesce ad avere il riflesso abbastanza lesto da approfittarne.

A meno che non si debba vagare di mestiere(scrittori o artisti in cerca di visioni), per esigenza (novelli cuori solitari che non potrebbero schiacciare il suol del materasso che li vide insieme fino a ieri) o per malattia ( insonni della setta dei La roche).


Evocativo.

Un altro aggettivo che ha fatto una brutta fine,poveretto.

Inserito nei dei cataloghi d'arte per dare un senso (vago) a performance basate su un horror vacui che diventa cifra stilistica, si sgancia da un romanticismo wagneriano per diventare preda di curatori senza scrupoli.


Fuorigioco.

So di infliggere un duro colpo alle Redstockings ma è vero, noi donne non lo capiamo e non lo capiremo mai. Nella totale carneficina dei neuroni che avviene davanti a una partita di calcio si discute per ore riguardo a questo.Anche le più informate ,che magari hanno capito cosa sia, non potranno mai gustare il piacere che prova un uomo a parlare per ore di questo (soprattutto davanti a una donna che non lo capisce, revanchismo da non capiti "in quei giorni")


Guelfi e ghibellini.

Mi sbaglio sempre,confondo chi era chi e soprattutto chi difendeva chi.

Mi viene il dubbio e vado su Wikipedia e scopro che esistono i guelfi bianchi e quelli neri e che ci sono città guelfe e città ghibelline.E allora mi sento piccola,inutile e ignorante e per frustrazione mi schiero con chi definisce il medioevo un periodo buio e se ne ricorda solo la peste e le crociate.


Hanna montana

Questi fenomeni mi ricoradano che sono cresciuta.Non potrei mai vedere un film del genere,impazzirei al secondo fotogramma e correrei a strafarmi di botox.Ti senti vecchia,fuori uso e conscia di essere passata dall'altra parte.Sei il gentore fuori la porta non il figlio che dentro la camera urla non mi capisci.


La I di iphone,imac,itim. non l'ho mai capita e mi sento I diota.


Le roy merlin.Il tempio del bricolage,dove il trabbattello e la saldatrice sembrano avere un perchè prima di diventare dei ready made nelle nostre case. Trovo un atto di delinquenza aprire posti che forniscano materiale per irreversibili crisi di coppia. Lo-monto -io -il- parquet -in -rovere-Jatoba e un pò come dire :sono bigamo.


Meteo

L'ossesione delle previsioni.

Alle quattordici e trentatue dicono (chi?) che pioverà.

I nuovi oracoli telematici da interpretare,la caparbia ostinazione di chi ha organizzato un pic nic nonostante Bernacca chiosi di chiudersi in casa.

Primi fra tutti coloro che ti chiamano da Trapani,ti chiedono il tempo,e già li odi, e suggellano la fine di ogni rapporto asserendo: "strano che c'è il sole avevano detto che pioveva,vedrai pioverà".

No comment.




mercoledì 4 maggio 2011

intermezzo giocoso

ISIRIDE MALTAGLIAT I DA VALLEDOZIO


Alberico,perdonami ma io non ho ancora capito qual'è il nocciolo della questione.

No,non è che io voglia fare delle polemiche sterili o delle considerazioni sulle tue abitudini però perdonami ma io non posso affiancare questa ragazza del centro america alla nostra ormai consolidata e fidatissima colf delle filippine.Ti rendi conto anche tu che rischiamo un impeachment,un gap culturale e soprattutto un diverbio su programi della lavatrice e quelle che ci rimettono,Alberico mio ,sono le tue belle polo da tennis.

Io non è che voglio solo personale di servizio trasparente ma questa ragazza,simpaticissima(tic di nervosismo che cela una bugia) e molto energica non può cantare "la vida es un carnaval" mentre io e le mie amiche giochiamo a piannacolo,ci sconcentra e la Marilena ,che ha sett'antanni e non ci sente bene, con la scusa che deve spegnere la radio, si alza e guarda le carte alle vicine.Suvvia Alberico,il mio pinnacolo sta diventando la barzelletta del circolo...e lo sai che non vi conviene che vostre mogli smettano di essere impegate a pomeriggi alterni .

E poi la nostra filippina porta quell'adorabile e ghettizante divisa mentre lei si ostina a portare quelle tute con scritte certe cose in certe zone che non ho neanche il coraggio di leggere ma che incitano al cattivo gusto e io, non posso tollerare alberico mio che questo, che e' stato il mio nemico da una vita, entri in casa mia,neanche dalla porta di sevizio.

Quindi Alberico mio ti esorto, non dico a licenziarla,non vorrei mai dover mettere qualcuno difronte solo alla possibilità di doversi procurare il denaro illegalmente, ma perlomeno a farle fare un altro lavoro.Alla tenuta di caccia non hanno bisogno di una che segni su una tabella il numero delle lepri abbattute??(inizia a ridere come una iena)No scusami alberico ma questa era proprio bellina....

Domani al Pinnacolo devo raccontarla alla Susanna che si fa tante risate e dice che dovrei darmi alla commedia.

Comunque Alberico mio pensaci (diventa dolcissima) e ricordati di lasciarmi l'American che domenica è il compleanno di nosra figlia Australia e che un presentino dobbiamo farglielo.....

mercoledì 27 aprile 2011

Filologia romanzata

Adoro i linguaggi specifici delle riviste, dove nascono arditi neologismi e le figure retoriche si sganciano da dinamiche liriche per approcciare la qualsiasi.

Prendiamo i giornali di moda. Non sono una lettrice assidua però ammetto che, come tutte le donne, ho un debole per quelle pagine patinate. La cosa che mi indispone un pò è l'eccessiva pesantezza dei tomi ,come se, per colmare una certa leggerezza, ci si volesse infliggere uno stillicidio del tendine.Un pesantissimo fardello che ci riporta a una concretezza che, se decidiamo di voler approfondire i fitoestratti o la vita delle socialites filantrope a tal punto di comprarci una rivista specializzata, sappiamo benissimo da sole non ci interessa.

Comunque, dopo una sfogliata rapida quasi mi sento in colpa se non ho qualcosa di fluo, so che prima o poi una cosa animalier la indosserò-è biologico-, mi rassicuro quando scopro che è in atto una vera e propria guerriglia al capello crespo e che non devo spendere un patrimonio per chiudere il mio diastema perchè improvvisamente va di moda (gozzoviglio un paio d'anni perchè so che il suo momento passerà).

A una lettura più approfondita apprendo invece che:le "clutch" sono le immancabili borse che tengono nella mano libera le star (l'altra è impegnata a salutare o maledire i paparazzi a seconda del temperamento regina bianca o bad girl che si impone alla stessa), "cuissard" sono quel labilissimo confine tra le calze e gli stivali e le "open toe" le scarpe aperte davanti in una gamma che va dallo stivaletto mefistofelicamente sensuale a elaborati tronchetti che vanno di moda un quarto d'ora.

A volte mi accorgo che riesco a leggere qualche canto dell'inferno senza guardare le note ma non posso evitare di consultare Wikipedia se leggo Vogue.


Poi ci sono i linguaggi che usano i cuochi nelle interviste, ci sono le mille parentesi che si aprono quando vuoi capire come mondare una verdura,per arrivare alla sua anima e speculare riguardo alla metempsicosi di un ravanello. Chi parla è gente che può fare una frittata anche uguale a quella di un essere umano ma il suo scopo non è quello, è creare emozione a ogni boccone. Dato come postulato cartesiano che la cucina è come un tramonto,non si cerca di capire emoziona e basta, l' esegesi culinaria raggiunge i massimi livelli quando attribuisce sensazioni o stati d'animo alla pasta all'uovo o ai secondi (ravioli al ricordo di altura,carpaccio nostalgia di scoglio).

Visto e considerato che a malapena faccio un uovo al tegamino provate a capire l'effetto che ha su di me un essere umano che riesca a molecolarizzare un gambo di sedano o l'inesplorato scenario che mi si apre a sentir nominare un foie gras (di solito direttamente proporzionale allo sgomento prodotto dall'immediata traduzione letteraria che lo riannovera in un immaginario fatto di assimilazione coatta di fegato a sette anni).


Altra passione : l'arredamento .

Una casa rivoluzionata con slancio iconoclasta per facilitare l'ingresso del contemporaneo e della musica.... Subito,solo a leggerlo, ti senti uno che ha gusto,così per osmosi.

E via in una girandola di definizioni eufoniche e sinestetiche con colpi a effetto che non riuscirebbero neanche a Nadal.

Il sempiterno "Minimal" in tutte le sue declinazioni (design nordico che strizza l'occhio alle tele di Morandi)il "Baroque'n roll" (romantici portasciugamani a forma di ossa, ma dai toni glitter),lo "shabby chic" (o finto povero o "guarda cosa ho scovato ad Aversa in un mercatino a due lire,un comodissimo spremiagrumi in ciliegio"),i mobili creati da designer che giurano sempre che il quartiere malfamato dove si trova il loro loft è il cuore creativo pulsante della città,le "giuste proporzioni" (etica e geometria,nuova coppia di fatto),l'eco-lusso tropicale degli hotel a impatto zero talmente sperduti che arrivi solo con un volo charter.


E ogni volta pensi di aver capito e non vedi l'ora di trovarti in un negozio, in un ristorante, in una discussione con esperti del settore, pronto a usare qualche espressione appena appresa.

Ma nulla,il vuoto. Come se certe cose vivessero solo di luce riflessa nel momento in cui le leggi.E se per puro caso te ne ricordassi una,scopriresti tristemente che è appena nata una nuova che l'ha bollata come desueta.

Una Caporetto della semantica.

Come direbbe il mio ching preferito: "la volpe scivola sull'acqua".Ma ovviamente non mi ricordo a proposito di cosa.